Luigi Pirandello |
Stanco della sua situazione disagiata, decide di sporgere denuncia verso due suoi accusatore, non per condannarli, ma piuttosto per farsi riconoscere un certificato che attesti il suo essere iettatore, una patente quindi che gli permetta di esercitare la sua “professione”, avvicinandosi per esempio alle “botteghe” o alle “case da giuoco” e facendosi pagare una sorta di tassa per andare via e non portare più sventura in quei luoghi.
Il racconto di Pirandello si apre con un'attenta descrizione di un altro personaggio fondamentale della storia, il giudice D'Andrea che dovrà istruire il processo voluto dal Chiàrchiaro. Da questa presentazione si scoprono sia i tratti estetici “Non era vecchio, aveva appena quarant'anni; al suo smunto sparuto viso; capelli crespi gremiti da negro” che i tratti più interiori dell'amministratore di giustizia. Viene detto che passava quasi tutte le notti insonni affacciato alla finestra a pensare guardando le stelle, perdendosi nella maestosità del cielo. D'Andrea era quindi un uomo che amava riflettere e ponderare a lungo ed anche molto dedito al suo lavoro, difatti “Come non dormiva lui, così sul suo tavolino nell'ufficio d'Istruzione non lasciava mai dormire nessun incartamento”.
Nella seconda parte del brano, lo scrittore siciliano vuole far notare come persino negli uffici giudiziali regnasse il pregiudizio e la scaramanzia, laddove l'imparzialità dovrebbe essere la prima cosa. Quando il giudice che non era affatto scaramantico, “tentava di parlarne coi colleghi”, quest'ultimi, in preda a gesti quali l'afferrare i gobbetti d'argento del panciotto o a stringere una chiave in mano gli rispondevano “Per la Madonna Santissima, ti vuoi star zitto?”. Pirandello vuole quindi sottolineare come l'ignoranza e la superstizione dilaniassero anche le menti più istruite del tempo e non solo i paesani poco educati.
In ultimo troviamo finalmente la figura di Chiàrchiaro, che recatosi nell'ufficio del giudice sotto sua chiamata, appare come un disperato che non sopportando più le infami insensate ingiurie che la gente gli riversava contro giornalmente, ha pensato bene di trovare un modo per trarre profitto dalla sua situazione facendosi rilasciare la famosa patente una volta perso il processo e essendo stato ufficialmente dichiarato iettatore. All'inizio D'Andrea non capiva appieno le intenzioni dell'uomo che si trovava nel suo ufficio, infatti lo guarda “più imbalordito che mai”, ma dopo le spiegazioni di Chiàrchiaro, intende benissimo la drammatica situazione che poi è anche il nocciolo dell'intera novella.
Il tema principale è quindi la maschera attribuita a Rosario Chiàrchiaro che pian piano ha trasformato l'individuo nella maschera stessa, lo si nota quando va in visita nell'ufficio del giudice vestito proprio da iettatore “Il Chiàrchiaro si era combinata una faccia da jettatore, ch'era una meraviglia a vedere....”. Consapevole del fatto che non riuscirà mai a liberarsi di quella infima maschera cerca di trarre vantaggio da questa situazione passando dal lato della vittima a quello del vendicatore verso le malelingue che lo offesero per gran parte della sua vita adattandosi ed accettando il ruolo di iettatore che gli hanno imposto riuscendo finalmente a stare in pace con se stesso.
In questo racconto di Pirandello, l'umorismo come da tradizione è una delle parti più importanti per capire il messaggio della novella. Se da un primo momento la figura dello iettatore vestito in modo strambo che reclama a gran voce una patente per la sua “abilità” può farci sorridere, una volta compreso il vero significato del comportamento, le risate svaniscono di colpo dai nostri volti e compare un sentimento di compassione verso un uomo distrutto dalle cattiverie della gente e che cerca di riscattarsi con un piano a tratti paradossale.
Grazie mille, chiarissimo!
ReplyDeleteÈ una spiegazione davvero molto chiara! Eccezionale
ReplyDeleteUa fratm ti amo, mi hai salvato la vita
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